venerdì 25 febbraio 2011

Il fortino di Lorenzo

Un fortino deve essere fatto con cuscini e lenzuola. Lenzuola colorate. Lenzuola azzurre. Un cuscino dove poggiare il sedere. Un fortino deve avere lo spazio per stare sdraiati. In un fortino non puoi stare in piedi, perché sbatteresti la testa. Un fortino deve avere oblò per guardare il nemico. Oblò dove papà può infilare una mano per fare il solletico.
Un fortino deve tenere lontano chi non vuoi e tenere vicino chi vuoi. Deve essere morbido e deve essere quadrato. Deve essere un parallelepipedo dove crescere. Un fortino sembra trasparente e senza torri, ma dentro è caldo e sicuro. Un fortino emette dei suoni, non la musica di una sala da ballo. Un fortino emette piccoli bip della strumentazione che osserva. Allarmi che avvertono un’intrusione. E a volte il pianto lontano di un bimbo che cresce.
Un fortino ha unico re. Dentro il fortino vige una sola legge. Un fortino non può esserci senza vicino un altro fortino. E un altro fortino. Ancora un altro fortino. Rosa. Verde. Rosso. Giallo. Un fortino ora è amico, ora è nemico.
Un fortino brilla alla luce del sole e sonnecchia nelle note. In un fortino si riposa nella pace e si combatte nelle avversità. Un fortino è in silenzio. Un fortino all’improvviso esulta in un grido di gioia. In un fortino si scoprono le mani, i piedi, la testa.
In un fortino devi stare in mutande. In un fortino la tua armatura è immaginaria. In un fortino non ti aspetti che gli altri capiscano dove sono in contrafforti e dove le feritoie. In un fortino sei pronto a combattere anche se sembra che dormi.
In un fortino mamma e papà ti guardano un po’ preoccupati. In un fortino cominci la vita!

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